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2019-02-26

Distretti made in Italy, Chanel punta sui leader

Didier Bonnin Castellarin, alla guida della filiera calzature del gruppo francese, racconta la strategia di integrazione dei fornitori. Obiettivo: il patrimonio artigianale.

Dare continuità a un savoir-faire che è da sempre al servizio della creatività. È questo l’obiettivo su cui Chanel investe dal 1985, anno in cui ha avviato acquisizioni che guardano al patrimonio artigianale di realtà d’eccellenza. In questo modo la maison dalla doppia C si assicura buone capacità produttive, rafforzando le sue relazioni su diversi territori. In Italia, le acquisizioni dei produttori Roveda e Gensi sono partnership perfettamente riuscite. A raccontarlo a Pambianco Magazine è Didier Bonnin Castellarin, AD di Roveda e direttore generale della filiera delle calzature nelle manifatture moda di Chanel.

Le acquisizioni (maggioranza) di Roveda e Gensi datano, rispettivamente, 1999 e 2015. Quali erano le necessità di Chanel e gli obiettivi di queste operazioni?
Grazie all’impulso della sua filiale Paraffection, Chanel si è avvicinata a Roveda e Gensi rispettivamente nel 1999 e nel 2015. Roveda è stato il primo investimento della maison in Italia. Chanel e Roveda hanno cominciato a lavorare insieme dai primi anni ‘80 e lo stabilimento di Parabiago è da subito diventato uno tra i partner di spicco per lo sviluppo e la produzione delle collezioni di calzature. Rafforzare il nostro legame con una partecipazione nel capitale è stato un passaggio naturale. In questo modo, abbiamo potuto supportare l’azienda, incrementandone le capacità interne ed esterne e migliorandone i processi produttivi. Come tutte le imprese che fanno capo a Paraffection, Roveda mantiene un occhio rivolto all’esterno, con attività di sviluppo e di produzione per una decina di altri marchi di moda. Per quanto riguarda Gensi, al momento dell’acquisizione, nel 2015, era un’azienda a gestione familiare, specializzata nella produzione di tomaie e di calzature casual e sportive di alta gamma. La società lavorava da diversi anni con Roveda ed è stata proprio questa collaborazione a permetterci di dare supporto alla nostra crescita in queste tipologie di prodotto. Roveda e Gensi sono due esempi di partnership perfettamente riuscite con aziende italiane. Queste collaborazioni hanno permesso a Chanel di assicurarsi una parte delle proprie capacità di produzione.

Quando e come un fornitore viene acquisito da Chanel?
Ogni storia è a sé, ma gli esempi di Roveda e Gensi sottolineano l’importanza di una relazione consolidata e di lungo termine con la maison. Le aziende in cui Paraffection investe devono essere in grado di eccellere nella trasformazione delle idee creative, oltre ad avere un know-how riconosciuto, che garantisca loro peculiari capacità di produzione interne e una rete seria e controllata di partner produttivi. La relazione e la qualità dei dirigenti sono un elemento chiave nella riuscita dei nostri progetti. Ad esempio, nel caso di Gensi, il dinamismo, la visione e lo spirito imprenditoriale di Gennaro Pigliacampo, tuttora a capo dell’azienda, sono stati tra i motivi per cui si è deciso di investire.

Quanto contano le competenze territoriali?
La forza dell’Italia, soprattutto nel settore della moda, risiede nell’organizzazione delle sue pmi in rete, all’interno di distretti di competenza, che si sono sviluppate nel corso del tempo. Per noi è fondamentale poterci affidare ad aziende che giocano un ruolo importante all’interno di questi distretti, proprio come nel caso di Gensi al confine tra Marche e Abruzzo, e di Roveda a Parabiago. La vicinanza geografica dei loro fornitori e dei terzisti, così come la conoscenza perfetta dei loro partner, rendono le aziende estremamente agili e reattive, un vantaggio innegabile nel mondo della moda.

Come viene gestita questa integrazione della filiera?
Paraffection ci consente di dare supporto alle aziende nostre partner per ciò che concerne le loro decisioni strategiche ed economiche o in qualsiasi altro ambito in cui potrebbero necessitare di aiuto, tuttavia garantisce alle stesse (ed è il caso di Gensi e di Roveda) un altissimo livello di autonomia nell’organizzazione delle operazioni e delle decisioni commerciali. Ad esempio le aziende vengono incentivate a lavorare per altri marchi, con una garanzia totale di confidenzialità in tutti i loro progetti di sviluppo, e Paraffection non interviene in alcun modo su queste scelte. Si tratta di un modello industriale unico nel nostro settore. Questa libertà ha permesso soprattutto a Roveda e a Gensi di diventare aziende di riferimento nei loro segmenti di mercato, di ampliare loro know-how, di attrarre nuovi talenti e di svilupparsi più velocemente.

Qual è e come è cambiata la strategia in Italia?
L’Italia dispone di una potentissima forza lavoro artigianale ed industriale, invidiata nel settore della moda e del lusso. La sensibilità nei confronti del ‘bello’ e dell’estetica, fino ad arrivare alla cultura in generale, sono vantaggi fondamentali per l’Italia, nella comprensione e integrazione del processo creativo. Inoltre, lo spirito imprenditoriale degli italiani, il loro dinamismo e la loro temerarietà hanno consentito di sviluppare una densa rete di aziende a servizio del nostro settore. Se prendiamo l’esempio delle calzature, in Italia vi sono ancora 4.700 produttori e 77mila artigiani che contribuiscono allo sviluppo e alla produzione delle collezioni di calzature di tutte le Maison di moda del mondo. Questo è il motivo principale per cui Chanel ha deciso di investire in Italia. La Francia e l’Italia sono Paesi in cui sia il know-how che la produzione di articoli di lusso sono fiorenti, risulterebbe impossibile metterli a confronto, anche a causa della loro complementarità. Tuttavia, in alcuni settori, come quello delle calzature di lusso, il made in Italy è sempre più sinonimo di qualità, soprattutto in questi ultimi anni.


Come sono coordinate le realtà acquisite in Italia?
All’interno di Paraffection non si parla di una effettiva volontà di centralizzare le decisioni, si tratta piuttosto di facilitare le condizioni per favorire lo sviluppo autonomo delle aziende. Ad esempio, tra Roveda e Gensi ci sono ovviamente delle collaborazioni, delle sinergie, un ecosistema, ma tutti questi meccanismi vengono sviluppati solamente se ciò ha un senso e un interesse per la maison e per ciascuna delle aziende coinvolte.

Quanto conta l’integrazione con il territorio anche dal punto di vista sociale?
Le nostre aziende sono nate e si sono sviluppate in contesti geografici particolari e ricchi di expertise, pertanto la mission è di continuare a rafforzare le relazioni con i diversi territori. Sia Gensi che Roveda hanno attivato progetti di formazione per attrarre le nuove generazioni all’artigianalità calzaturiera e questi sono condivisi e sviluppati con partner locali e altre imprese del territorio. Il dna delle nostre aziende è ben ancorato alla storia delle regioni in cui esse sono nate, ma ciò non deve impedire loro di arricchirsi di nuove competenze, di sperimentare e di innovarsi anche in altri territori italiani.

Nel 2020 in Francia vedrà la luce il sito dedicato ai Métiers d’Art di Chanel. Pensa che questo spazio a tutela dell’artigianalità sia replicabile in altre parti del mondo?
La situazione di Parigi è particolarissima: vi è un’alta concentrazione di Métiers d’Art, perciò l’idea di riunire queste imprese sotto lo stesso tetto è scaturita naturalmente. Il contesto italiano è differente in quanto, come abbiamo visto, i diversi savoir-faire, gli artigiani e le aziende produttrici sono distribuiti su tutto il territorio nazionale.

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