Gli industriali: puntare sul manufatturiero per rilanciare il made in Italy
Confindustria lancia la sua agenda. Per il presidente Giorgio Squinzi bisogna rafforzare il manifatturiero e puntare a un aumento del Pil di almeno il 2%. Aspetti questi che secondo le aziende mancano dai programmi dei partiti. Obiettivo è anche rilanciare la produzione industriale che a novembre, in un anno, è calata del 7,6%.
Un po’ tutti i partiti promettono di defiscalizzare le nuove assunzioni, ma sarà difficile prevedere nuovi posti di lavoro se l’industria non riparte. Basta dire che gli ordinativi a novembre sono risultati in calo del 6.7 per cento su base annua. Nodo cruciale per Confindustria è rafforzare l’incidenza del manifatturiero sul Pil, portandolo fino al 20%. Dunque puntare sul made in Italy, dice Fiorella Tombolini, a capo di un’azienda di abbigliamento.
“Questo è un valore su cui bisogna costruire una seria politica industriale che naturalmente passi attraverso la valorizzazione dei nostri asset. Il nostro “know how” sul manifatturiero, il nostro grande patrimonio storico e culturale e una seria politica sulla ristrutturazione del nostro territorio che tenga conto anche di una sostenibilità a livello naturale delle nostre terre perché questo è un valore che non va toccato”.
Confindustria aggiunge che si migliorasse l’efficienza della pubblica amministrazione dell’1 per cento il Pil potrebbe crescere dello 0.9%. E’ un punto centrale anche per l’Ucid, il vicepresidente Manlio D’Agostino.
“Minori tempi della burocrazia, minore pressione della burocrazia e quindi velocizzazione. Se non andiamo in parallelo con queste cose, l’assumere una nuova persona con un costo agevolato, poi, alla fine, si riduce in un intervento poco efficace”.
Più efficienza della pubblica amministrazione significa anche meno debito pubblico.
FONTE: RADIOVATICANA.VA