Tra moda e business: Cina e Giappone, buy buy
L'Asia ama il lusso. E il made in Italy ricambia. Con opening, mostre, sfilate. E accordi. Da Tokyo a Pechino. Proprio dove è appena stato il premier Mario Monti
Liu Wen con i suoi capelli nero vinile sorride sull’ultima cover del New York Times Style Magazine. Fa bene. A 24 anni è la prima modella cinese nel ranking mondiale. È nella top ten, al sesto posto («Una vera sorpresa per me, cresciuta in un villaggio nello Yongzhou senza negozi e riviste di moda»). Insomma: una nuova ambasciatrice per il suo Paese. Anche se dice: «Sono solo una delle tante». È vero, ma lei è cinese. Come erano asiatiche tutte le modelle volute da Riccardo Tisci per la collezione Givenchy Haute Couture, tema: il Giappone. E quelle scelte per l’attuale campagna primavera - estate di Emporio Armani ambientata a Hong Kong: Wang Xiao, cinese, e Tao Okamoto, giapponese. Si celebra qualcosa, a parte il fatto che in Cina è l’anno del Dragone, il segno dell’imperatore, e quindi simbolo di potere e ricchezza? Sì, l’ennesima conferma: l’Asia avanza, tira. Il viaggio del premier Mario Monti nel Far East è di un tempismo perfetto: accompagna il grande balzo del made in Italy. Cina e Giappone amano sempre di più il lusso. Basta sfogliare le riviste di moda: su iLook, diretta da Hung Huang, l’Anna Wintour cinese “educa alla moda” le lettrici. Donne affermate, mogli di, con cinquanta Gucci o centocinquanta Louis Vuitton nell’armadio. I nostri brand ricambiano la cortesia. Investendo. Con continui opening, mostre, sfilate, joint venture. O accordi: come quello firmato, in autunno, dalla Camera nazionale della Moda a Pechino con la “gemella” cinese.
È nella Cina dei grattacieli, dai mall enormi, che si concentrano le aspettative. MaxMara annuncia per fine ottobre uno store a Shanghai con la più grande facciata su strada: Huaihai Lu, l’unica dall’appeal europeo, dove si sfreccia regolarmente in Ferrari. Un marchio amato da queste parti: si vendono due auto al giorno. Soprattutto a Pechino, dove vivono 111 dei 271 miliardari del Paese. Ferragamo invece, che a Shanghai ha festeggiato gli 80 anni della Maison, ha allargato la sua quota nella società di distribuzione nella Greater China (Hong Kong, Taiwan e Macao) dove il made in Italy è più accreditato di Marco Polo. «La Cina ha una classe media che raddoppia ogni cinque anni e proprio per questo divora ogni novità», dice l’economista Beniamino Quintieri, commissario italiano all’Expo di Shanghai 2010. Vale la pena stargli dietro. Anche il Sol Levante delle fashion addicted è strategico: «Il Giappone rappresenta il nostro secondo mercato e il 26% del fatturato», dice Eraldo Poletto, ad Furla.
Proprio a Tokyo Roberto Cavalli è stato la guest star dell’ultima Fashion Week, a marzo. L’Heritage si esporta. Così, dal 2010, Gucci fa viaggiare per l’Asia gli artigiani fiorentini che realizzano la loro borsa più iconica, la Bamboo Bag, rivisitata dal direttore creativo Frida Giannini. L’Artisan Corner, così si chiama il tour, prevede entro dicembre 17 tappe. Come una performance d’arte, ogni laboratorio richiama centinaia di giovani giapponesi. L’Asia, infatti, non è un paese per vecchi. Il consumatore tipo ha tra i 25 e i 44 anni, è ricco, e con una gran voglia di Occidente. Il risultato è che in Giappone sono i netizen di vent’anni a dettar legge. Leggete i fashion blog di Misha Janette (tokyofashiondiaries.com) e Dan & Joe di Tokyo Dandy (tokyodandy.com), in prima fila da Prada a una sfilata nell’area di Shin Shuna a Tokyo. In Cina i più corteggiati sono gli yue guang zu, quelli che bruciano tutto lo stipendio nel “ciclo lunare”, entro il mese. Forse sono loro i fan di Vipstore.com, vetrina online di accessori di lusso: in Cina ha 2 milioni di clienti. Un record. Come quello di Jimmy Choo, apprezzato in Asia. Merito delle sheng-nu, le single che possono “permettersi di spendere”, come sottolinea l’Economist. Tutte con tacco 12, da Pechino a Tokyo passando per Hong Kong. Il primo esempio lo dà Peng Liyuan, la cantante folk moglie del vicepresidente cinese, Xi Jinping. Bella, famosa ed elegante. È considerata la Carla Bruni d’Oriente.