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Sabato, 20 Aprile, 2024

Il futuro della creatività passa dal crowd funding Made in Italy

Notizia del 01/07/2015

Eppela è la più importante piattaforma crowdfunding italiana, non fa la gara con Kickstarter ma nel 2014 ha generato 10 milioni di investimenti.

Musicisti, registi, documentaristi, scrittori, programmatori di videogiochi, ad essere coinvolti dal fenomeno sono decine di migliaia di progetti all'anno, che nelle piattaforme di crowdfunding trovano una vetrina che permette loro di crearsi un pubblico.

Negli Stati Uniti, grazie a piattaforme come Kickstarter e Indiegogo, la modalità di finanziamento dal basso di prodotti artistici e creativi, ovvero il crowdfunding, si è diffuso negli ultimi anni fino ad arrivare a muovere milioni di dollari su progetti e idee di singoli, offrendo così una potenziale e valida alternativa ai metodi di finanziamento e di produzione tradizionali per l'arte e l'intrattenimento.

In Italia non siamo da meno, anche se sono ancora in molti — sia nel pubblico che negli addetti ai lavori — a non avere compreso la grandezza e il crescente interesse del mercato italiano del crowdfunding, che con oltre 60 piattaforme di ogni tipo e ormai quasi 10 anni di esperienza, sta tentando di proporre ad artisti e creativi di ogni genere una valida alternativa di finanziamento e produzione.

Eppela è uno degli attori principali dello scenario italiano del crowdfunding e ha 4 anni di vita. Eppela, nella tassonomia del mondo crowd si definisce come un crowdfunding reward based generalista. Il che significa che, come Kickstarter, si basa sulla logica del “tutto o niente”, lavorando sul raggiungimento completo del budget che può essere riscosso soltanto a obiettivo raggiunto.

«Eppela è nata a metà del 2011, ma ha cominciato effettivamente a funzionare a inizio del 2013», ci spiega Fabio Simonelli, Project Manager e azionista di Eppela, sentito da Linkiesta. «Il primo anno e mezzo lo abbiamo speso più attività di comunicazione e di divulgazione di cosa fosse il fenomeno crowdfunding, con notevole difficoltà nel far comprendere e accettare quale fosse il sistema. Difficoltà che si sommano a quelle relative alle modalità di pagamento online — limitate in quel periodo solo a paypal — e, più in generale, al digital divide, che in Italia è un problema che persiste, anche se piano piano le difficoltà si stanno attenuando».

In che modo?
Be', prima di tutto perché è aumentato, grazie alla grande diffusione degli smartphone, anche come strumenti di lavoro, l'accesso a internet degli italiani e anche la loro propensione all'acquisto via web, che negli ultimi due anni è notevolmente incrementato. E, in seconda battuta, ci sono stati progetti finanziati in America da Kickstarter e Indiegogo che hanno raggiunto cifre astronomiche e sono diventati delle vere e proprie notizie, diffuse anche in Italia, e che hanno trainato il settore e ne hanno diffuso il concept anche a un pubblico che prima non ne aveva mai sentito parlare.

«Nel 2014 siamo arrivati a 10 milioni di investimenti, con un tasso di crescita che si è confermato nel 2015, quando nel solo primo quadrimestre abbiamo generato quasi 7 milioni»

Di che cifre stiamo parlando?
Nel primo anno e mezzo di attività Eppela ha generato 150mila euro di investimenti sui progetti, una cifra molto bassa. Dal 2013 le cose sono cambiate, in primis perché è cambiato il sistema di pagamento, che si è allargato anche alle carte di credito. Così, nel 2013, abbiamo generato circa 1 milione e mezzo di euro di investimenti. Nel 2014 c'è stata un'ulteriore crescita e siamo arrivati intorno ai 10 milioni di investimenti, con un ottimo tasso di crescita, il cui trend si è confermato nel 2015, visto che nel solo primo quadrimestre abbiamo generato una raccolta di quasi 7 milioni.

Oltre al sistema di pagamento cosa è cambiato? Quali sono i fattori che hanno generato questo incremento?
Sicuramente c'è il fattore — decisivo — della diffusione tra il pubblico della conoscenza e dell'accettazione del sistema crowdfunding. Un altro punto importante è che abbiamo individuato un nuovo modello di business partecipativo che ci vede affiancati a tre grosse realtà a livello di corporation, ovvero Poste Italiane, Fastweb e Unipol, la cui partecipazione al cofinanziamento di alcune tipologie di progetti ha accelerato la nostra crescita, aumentando la capacità attrattiva di Eppela verso gli utenti.

In che modo queste realtà partecipano al cofinanziamento?
In alcune tipologie di progetti partecipano con il 50 per cento del budget messo a disposizione dei progettisti a fondo perduto, un cofinanziamento che scatta al raggiungimento autonomo dei progetti di una parte del budget previsto, accelerando di molto la raccolta fondi di questi progetti. Diciamo che la presenza di questi tre grandi interlocutori ha fatto fare a Eppela un grande passo, sia per visibilità che per attrattività.

Su che tipi di progetti investono?
Allora, per quanto riguarda Poste Italiane, la categoria di progetti è stata inizialmente quella dei progetti legati all'ambito del mobile, delle app e tutto ciò che riguardava l'innovation e il web. Fastweb partecipa a progetti di robotica e domotica, a breve lanceremo una nuova call di Fastweb che riguarderà un'altra area di mercato, ma di cui ancora non posso rivelare i dettagli. Unipoli invece cofinanzia progetti in ambito mobilità, sicurezza e, con l'intervento della fondazione Unipol, anche dei progetti culturali e di sostenibilità ambientale.

«La musica è un settore a cui ci siamo avvicinati da poco, ma che promette uno sviluppo notevole»

E per quanto riguarda il mondo dell'industria dell'intrattenimento?
Su questo frangente c'è stata recentemente una novità. Poste Italiane ha infatti aperto la sua coparticapzione ad alcuni progetti di entarteinment, in particolare alla musica. Si tratta di un settore che promette uno sviluppo notevole e per cui abbiamo lanciato un contest i primi di maggio che ha un modello unico. Metteva in palio un cofinanziamento a fondo perduto ai progetti che per primi raggiungevano il 50 per cento di fondi raccolti , ma che permette anche ai primi cinque progetti che lo raggiungono di sfidarsi tra loro per vincere la possibilità di aprire il concerto dei Subsonica a Roma del 20 luglio.
È un esperimento di doppio rewarding: una parte di finanziamento e una possibilità, molto preziosa per un gruppo che si autoproduce e che non ha l'appoggio di una major, di arrivare davanti a una platea così numerosa e importante come quella di un concerto estivo dei Subsonica, che conterà la presenza di 30mila persone e che è già sold out da un po'.
La musica era un canale che non avevamo mai esplorato, perché era un po' distante dalla nostra esperienza. Con questo esperimento ci siamo resi conto delle potenzialità del settore. Pensa che solo con questo contest abbiamo ricevuto 700 proposte di progetti in 18 giorni, tra i quali ne abbiamo selezionati 30 da mettere online. E 30 nuovi progetti online su un settore su cui ancora non eravamo presenti, per noi sono molto importanti e segnano un grosso aumento di volume, di traffico, ma anche di awareness della piattaforma.

«l modello di finanziamento tramite crowdfunding si sta diffondendo anche per la difficoltà si fette sempre più grandi del Paese, nell'accedere ai finanziamenti attraverso le vie tradizionali»

Perché il crowdfunding sta diventando così interessante per il mondo della creatività?
Il modello di finanziamento tramite crowdfunding si sta diffondendo anche per la difficoltà si fette sempre più grandi del Paese, nell'accedere ai finanziamenti attraverso le vie diciamo tradizionali, i fondi di investimento e le banche, per esempio. Anche perché, parlando di progetti creativi, i budget sono relativamente bassi e, anche ammesso che ci siano fondi o banche disposti a prestarti questi soldi, i tassi applicati li rendono ben poco attraenti: se chiedi 10mila euro, nel giro di cinque anni devi ridarne anche 16 magari.

Il crowdfunding in questo momento è molto attraente, e lo è soprattutto per i progetti creativi perché, lavorando con budget non troppo elevati, ti permette di mettere le tue idee alla prova del mercato e, se la tua idea funziona, di ottenere un finanziamento che copre il 100 per cento dei costi di produzione a fondo perduto, quindi senza dover pagare nulla, tantomeno di interesse, neppure in equity, ovvero in partecipazioni alla tua attività, come nel caso delle start up.

«Non si sta parlando di mettere un like, di fare una condivisione o di votare: qui si parla di soldi, di finanziamenti dal basso che rendono possibile lo sviluppo e la produzione»

Che ruolo può avere il crowdfunding nell'industria dell'intrattenimento del futuro?
Io credo che possa diventare molto importante, perché in qualche modo il crowdfunding è anche una modalità di test di un'idea e di un prodotto sul mercato. E per quanto riguarda i prodotti artistici, creativi e di intrattenimento, questa è una possibiltà molto interessante, sia per i singoli artisti/creativi, sia per i produttori stessi. Perché qui non si sta parlando di mettere un like, di fare una condivisione o di votare: qui si parla di soldi, di finanziamenti dal basso che rendono possibile lo sviluppo e la produzione di una varietà immensa di progetti artistici che, senza crowdfunding, magari non avrebbero mai visto la luce. Questa mi sembra una modalità interessante per tutti i settori, non solo per l'industria dell'intrattenimento. Perché quando tu sei riuscito a mettere insieme 300 o 400 persone che credono nella tua idea e sono disposte a finanziarla con 30, 40 o 50 euro, tu hai un pubblico, hai un mercato, hai scavalcato quella che è la barriera all'ingresso delle porte di una banca, di una finanziaria o di un business angel. E può anche essere una tappa intermedia, perché quando tu ti presenti con un pubblico/mercato di 300-400 persone che credono nel tuo progetto hai una leva di interesse in più per banche e potenziali investitori.
L'esempio della musica secondo me funziona molto bene: pensa a un gruppo che vuole registrare il suo primo album. Se va da una casa di produzione con una demo, come si faceva una volta, è veramente molto difficile anche che venga ascoltata, perchè è una scommessa al buio per chi investe, che giustamente non può permettersi, in questo contesto soprattutto, di scommettere soldi rischiando di lavorare in perdita. Il crowdfunding invece permette allo stesso gruppo di testare la propria capacità di crearsi un mercato, in completa autonomia, chiedendo direttamente al pubblico se crede in loro e, nel caso riesca a mettere insieme una massa critica sufficiente per produrre un disco, e di farlo. Stiamo parlando di numeri piccoli, ma che in realtà non lo sono così tanto. Se provi a caricare su iTunes un album di esordienti, arrivare a 100 acquisti è molto difficile, e in quel caso le spese di produzione le hai già sostenute. Con il crowd invece, una volta prodotto il tuo album, come ti dicevo prima, questa piccola nicchia di pubblico che crede in te diventa spendibile agli occhi dei produttori, la cui scommessa a questo punto non sarebbe più completamente al buio.

«Kickstarter può offrire una platea di potenziali investitori incomparabilmente più grande della nostra, ma  un progetto su Kickstarter è uno tra mille, e che per questo è molto difficile farsi largo»

Ultima domanda: l'apertura di Kickstarter al mercato italiano rappresenta l'arrivo di un competitor o un'ottima occasione di volano per tutti gli altri?
Allora, se pensassi che Kickstarter sia un competitor di Eppela sarei un inetto. Le dimensioni del mercato non possono essere messo a confronto. Ma, soprattutto, non credo che facciamo la stessa battaglia. Se è vero infatti che Kickstarter, con i suoi milioni di utenti, può offrire una platea di potenziali investitori molto più grande della nostra, è anche vero che un progetto su Kickstarter è uno tra mille, e che per questo è molto difficile farsi largo nella vetrina. E ci sono anche altre due cose da considerare: la prima è che se lanci un progetto su una piattaforma come Eppela e hai bisogno di aiuto, consulenza o sostegno, ci scrivi e noi entro un'ora e mezza ti abbiamo risposto, mentre su Kickstarter hai solo a disposizione dei tutorial. La seconda è che per Eppela un progetto che non arriva a compimento è un fallimento, mentre per Kickstarter è uno dei migliaia che non funzionano. È per questo che noi seguiamo molto i progetti fin dall'inizio, preselezionando i progetti e lavorando con i progettisti affinché, quelli che possono avere successo, lo abbiano.
In ogni caso, l'arrivo di Kickstarter ha fomentato un sacco di entusiasmo, è vero, sia nei giornalisti — che ne hanno parlato come della salvezza per le idee italiane — sia negli utenti, e di sicuro ci saranno tante persone che ci proveranno a lanciare le proprie idee tramite Kickstarter. Ma questo entusiasmo io credo che si sgonfierà nel giro di pochi mesi, perché a un certo punto si capirà che Kickstarter è solo una grande vetrina, e che i progetti hanno successo se sono idee vincenti e se sono coltivate bene e presentate bene, aspetti in cui Kickstarter c'entra poco o nulla.

[fonte: linkiesta.it]

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